In un mondo instabile, dove il corso degli eventi storici sembra determinato dalla cieca “fortuna” e il governo della vita civile è nelle mani di uomini soggetti ai capricci degli umori personali piuttosto che alle istanze superiori della ragione, gli splendidi orizzonti delle corti rinascimentali vanno progressivamente incupendosi, mentre l’“umana conversazione” che ne aveva assicurato gli armoniosi equilibri è inquinata dalle forze perverse della simulazione e della ingratitudine. Al giovane che vuole intraprendere la carriera di uomo di corte, il Giraldi, nel Discorso del 1569 (un’opera spesso ignorata negli studi italiani e stranieri sullo scrittore ferrarese, forse a causa della forma – densa e chiusa, senza interne articolazioni – che le ha dato l’editore cinquecentesco), mosso da generosi intenti educativi consiglia caldamente di associare le “maniere cortesi” codificate dalla trattatistica rinascimentale (dal Castiglione al Della Casa) a una “gentile ironia”, che sotto apparenze modeste e sorridenti sappia dissimulare la propria delusa, inquieta cognizione della realtà; riproponendo la viseva del mondo che l’Ariosto aveva affidato alle “istorie” esemplari della sua ultima edizione del Furioso.
Autore/Autrice :
Giovanbattista Giraldi Cinzio
Titolo :
L’uomo di corte
A cura di :
Walter Moretti
Collana :
Il lapazio
ISBN :
9788870001594
Pagine :
102
Uscita :
1989
Formato:
17 x 24
30 disponibili