Comprendere le origini della tradizione musicale a Modena, significa anzitutto porre la propria attenzione sulla composizione e i cambiamenti che intervennero all’interno della biblioteca di un centro nevralgico quale la cattedrale cittadina, che per secoli rappresentò il cuore pulsante e il punto di principale aggregazione della comunità civile e religiosa modenese. Interpretare la biblioteca del Capitolo significa dunque leggere e illuminare la storia di un’intera città, nel solco di quella tradizione che faceva dell’ecclesia cathedralis la vera e propria domus dell’intera collettività. Cercando quindi di individuare i più importanti nuclei presenti all’interno del cospicuo fondo codicologico capitolare si deve anzitutto notare come i più antichi esemplari in esso contenuti risalgano al VII-VIII secolo, con un distacco cronologico che va probabilmente spiegato nell’ambito di una dispersione dell’originario patrimonio librario tardoantico e protomedioevale presente presso la domus clari Geminiani, facilmente a causa delle continue invasioni barbariche e delle vicissitudini climatiche che interessarono il territorio modenese dopo il declino dell’Impero Romano. Osservando quindi i codici più antichi, per così dire gli “incunaboli” della cattedrale si può individuare una sorta di cesura che interviene a distinguere in maniera netta la produzione altomedioevale (indicativamente riferibile ai secc. VII-X) da quella successiva ascrivibile ai secc. XI-XII. Nel primo periodo si può infatti riconoscere una matrice prevalentemente canonistica, mentre bisogna attendere l’XI secolo per incontrare un codice musicale che per così dire segna l’inizio di una serie più che cospicua di libri liturgici evidentemente legati all’ufficio della cattedrale. Questi codici, ripercorrendo il calendario liturgico, se da un lato evidenziano i legami della cattedrale modenese con altre realtà esterne ed interne alla regione emiliana, dall’altro consentono di esplorare attraverso il lungo elenco di santi e feste che in essi si succedono, la fisionomia e, per così dire, il profilo della chiesa modenese nei sec. XI e XII. Una chiesa che, mentre viveva il più aspro scontro con il papato mai registrato nella sua lunga tradizione, ritrovava in se stessa le risorse per l’edificazione di una nuova cattedrale e, accanto al genio di Lanfranco e Wiligelmo, avvertiva l’esigenza di un rituale e di un cantus in cui dar vita alla propria liturgia. La Cappella Musicale modenese annoverò tra i suoi maestri nomi, come quelli di Giacomo Fogliani, Orazio Vecchi e Antonio Pacchioni, che diedero lustro e rilievo ad una cattedrale, capace di porsi in dialogo con i grandi polifonisti fiamminghi e franco-piemontesi, che animarono l’inizio dell’evo moderno. Non si può dunque riscoprire una figura come quella di Orazio Vecchi, maestro de Capella de Modona, senza ripercorrere il lungo cammino che portò la piccola chiesa sorta sul sepolcro di Geminiano a divenire una delle grandi cattedrali padane, al centro di una complessa trama di arte, fede e musica, con cui il popolo modenese espresse il meglio di sè e la propria concezione della perfezione umana.
Autore/Autrice :
AA.VV.
Titolo :
Horatio Vecchi Maestro de Capella
Sottotitolo :
La Cappella musicale del Duomo di Modena dalle origini a Orazio Vecchi
Collana :
Archivio Capitolare di Modena
ISBN :
9788870004113
Pagine :
70
Uscita :
2004
Formato:
17 x 24
23 disponibili