Titolo : La nomofilachia come risposta all’incertezza del diritto
Anno : 2025
Pagine : 71
Doi : 10.53148/AG202502003
19,00 

La frammentazione delle fonti, il policentrismo normativo, l’osmosi tra ordinamenti rende impossibile ai giorni nostri ridurre il fenomeno giuridico ad uno schema gerarchico.
In tale mutato contesto la risposta al problema della incertezza del diritto non può più essere cercata nella codificazione, nell’istituto della fattispecie, nel sillogismo e nel principio della gerarchia delle fonti.
Nello Stato costituzionale moderno, occorre trovare altre soluzioni al problema. Una di queste è la nomofilachia, che – intesa come metodo partecipativo circolare, in perenne svolgimento, diretto alla formazione di indirizzi interpretativi il più possibile stabili e tendenzialmente uniformi – coinvolge, nel suo svolgersi, tutta la comunità degli interpreti, ma vede il suo momento di sintesi nelle Corti supreme. In questa prospettiva, un ruolo fondamentale hanno le motivazioni delle sentenze, cioè gli argomenti posti a fondamento degli indirizzi interpretativi prescelti.
Così intesa, la nomofilachia costituisce un valore per l’intera comunità nazionale.
In Europa, alle Corti supreme nazionali è istituzionalmente demandato il compito di curare lo sviluppo della nomofilachia e sono previsti filtri alla facoltà di proporre ricorso avverso le sentenze dei giudici di merito.
Il legislatore italiano ha negli ultimi anni valorizzato l’attività nomofilattica delle Corti supreme nazionali, ma ancora non è riuscito a risolvere il problema di una Corte di cassazione, alla quale possono ricorrere circa 50 mila avvocati (che ogni anno propongono circa 50 mila ricorsi penali e 30 mila ricorsi civili) e che è composta da circa 400 magistrati (che ogni mese si riuniscono in oltre 100 collegi ed emettono alcune migliaia di ordinanze e sentenze).
La comunità dei giuristi, prima ancora del legislatore, deve interrogarsi su quale soluzione dare al problema.

Parole chiave: certezza del diritto, nomofilachia, Corti supreme europee, Corte di cassazione, comunità degli interpreti.

 

The fragmentation of legal sources, normative polycentrism, and the osmosis between legal systems make it impossible today to reduce the legal phenomenon to a hierarchical scheme.
In this changed context, the solution to legal uncertainty can no longer be sought in codification, in the legal construct of the case, in deductive reasoning, or in the principle of the hierarchy of norms.
In the modern constitutional state, alternative responses must be found. One of these is ‘nomophilachy’, understood as a circular, participatory process, continuously evolving, aimed at developing interpretative guidelines that are as stable and uniform as possible.
This process involves the entire community of legal interpreters but finds its synthesis in the work of supreme courts. In this perspective, the reasoning of judgments – the arguments supporting the chosen interpretative approaches – plays a central role.
Understood in this way, ‘nomophilachy’ becomes a value for the national legal community as a whole.
Across Europe, national supreme courts are institutionally entrusted with fostering the development of ‘nomophilachy’, and mechanisms exist to filter appeals against lower court decisions.
In recent years, the Italian legislature has recognized the importance of the ‘nomophylactic’ function of the supreme courts. However, it has yet to resolve the issue of a Court of Cassation accessible to some 50,000 lawyers – who file around 50,000 criminal appeals and 30,000 civil appeals each year – and composed of roughly 400 judges, who convene monthly in more than 100 panels and issue several thousand rulings.
It is the legal community itself, even before the legislature, that must consider what solutions should be adopted.

Key words: legal certainty, nomophilachy, European supreme courts, Italian Court of Cassation, Legal interpretive community.