Uno dei principi cardine della filologia è la ricostruzione dell’ultima volontà d’autore, ma nel caso dei Rerum vulgarium fragmenta appare decisamente più interessante occuparsi della penultima, dal momento che proprio in questa forma essi sono stati letti per secoli. Il presente contributo amplia il quadro dei codici riconducibili a questa tradizione, dimostrando come essi discendano da una serie di apografi tratti da un originale in movimento.
Rebuilding the author’s last will is one of philology’s main principles, but as for Rerum vulgarium fragmenta, the penultimate will seem far more interesting, since that is the shape in which Petrarch’s book has been read for centuries. In this article, a number of codices are newly attributed to that textual tradition, showing that they descend from apographal manuscripts deriving from an original in progress.
