Autore/Autrice : Fabio Marri
Titolo : Lingue di terra
Sottotitolo : Storie di una patria possibile
Collana : Il vaglio
ISBN : 9788870004663
Pagine : 544
Uscita : 2007
Formato: 13 x 20
30,00  28,50 

9788870004663 Fabio Marri Il vaglio

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Guareschi la chiamava, nella premessa al suo primo Mondo piccolo, “quella fettaccia di terra tra il fiume e il monte”, dove “tira un’aria speciale che va bene per i vivi e per i morti”, “e se l’ombra di un morto viene a sedersi vicino a te, tu non ti spaventi e parli tranquillo con lei”. La lingua-scritta, non meno che parlata-istituisce appunto un rapporto speciale, anzi privilegiato, tra l’uomo d’oggi, i suoi contemporanei per quanto lontani e le mille voci di ieri; e questo libro, ancorato in prevalenza alla storia e all’analisi linguistica, offre un vasto panorama sulle tante fette, o zolle, o lingue di terra che digradano dall’Appennino emiliano fino all’argine destro del Po, conservando ognuna una propria autonomia, che si fa anche campanilismo e netta affermazione di reciproca diversità (gli ultimi eventi politici hanno portato alla ribalta nazionale l’appellativo di “testa quadra” che, da est come da ovest, viene ab antiquo allegramente affibbiato ai reggiani), ma insieme senza negare la tensione verso una patria comune: se non certa, almeno possibile. Dalle prime scritture in un latino medievale impregnato-con maggiore o minore consapevolezza-di terrestrità padana e di spirito indipendente pomposiano-nonantolano, passando attraverso le grandi prove letterarie del Rinascimento e del Settecento estense, per finire colla rigogliosa poesia dialettale degli ultimi trent’anni (dove le lingue poetiche trasmettono ormai più spesso gli odori delle foci di fiume e del mare Adriatico, ultimo rifugio, forse, davanti alla catastrofe incombente), il volume dà conto di infinite storie patrie, con uno sguardo più intenso verso quell’area modenese che l’autore ha quotidianamente sotto gli occhi, e la costante vocazione a tracciare linee, trovare radici comuni e innesti fecondi. Per far sì che le “ombre dei morti” continuino, in tutta tranquillità, il dialogo con chi apprezzi la fortuna di starle ad ascoltare.