Autore/Autrice : Francesco Rimoli
Titolo : Sulla retorica dei diritti
ISBN : 9788870007916
Pagine : 80
Uscita : 2018
Formato: 12.5 x 21
8,00 

9788870007916 Francesco Rimoli Piccole Conferenze

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Dinanzi al dilagare, anche in Italia, delle forze populiste e “sovraniste”, nonché del pericoloso sentimento xenofobo che le accompagna, è lecito chiedersi se tra le numerose cause di tale preoccupante fenomeno ci sia anche quella tendenza a un’illimitata espansione dei diritti propugnata da un’ideologia che, consolidatasi alla luce dei pur fondamentali e condivisi principi di eguaglianza sostanziale, solidarietà, giustizia sociale sanciti dalle Costituzioni del secondo dopoguerra, ha finito tuttavia con l’ignorare il problema concreto della loro sostenibilità, sia economica che politica.
Questo scritto, per più versi “politicamente scorretto”, nasce anzitutto in difesa di quei principi e di quei diritti. Proprio a tal fine, tuttavia, esso cerca di suscitare una maggior consapevolezza degli effetti negativi che un eccesso di pretese in tale ambito può avere, oltre che sugli equilibri di bilancio, radici stesse della democrazia, generando processi sociali e politici che possono risultare per questa esiziali, a causa della costante limitatezza di risorse, dei pressanti vincoli sovranazionali alla spesa e soprattutto dell’ormai pieno asservimento dei sistemi politici ai meccanismi inesorabili del sistema economico-finanziario globale.
I laceranti problemi posti alle società occidentali dal divario di condizioni esistente tra le aree più ricche e avanzate del pianeta e quelle più povere e sovrappopolate, nonché dalla conseguente esplosione dei flussi migratori, sottopongono a una prova severa i limiti pratici di cui soffre, realisticamente, una concezione del paradigma dei diritti sociali che sia ispirata a una dimensione astrattamente universalizzante e disancorata dai profili di inclusione/esclusione propri della cittadinanza.
In tale contesto – e ciò non deve sorprendere – l’onnipresente linguaggio politico e giuridico di cui si è sostanziata la cosiddetta “età dei diritti”, preziosa conquista storica della civiltà politica e giuridica a favore dei più deboli, si è tramutato in uno strumento ingannevole ed efficace a vantaggio dei più forti, utile infine a legittimare l’espansione delle logiche di profitto iperliberiste e a consolidare modelli di riproduzione sociale ed economico-finanziaria in sé incontrollabili, tendenzialmente entropici e (auto) distruttivi. Per salvare quanto resta dello Stato di welfare, e forse della democrazia tout court, si rende dunque necessaria, a questo punto, una coraggiosa e realistica rilettura dello stesso paradigma dei diritti, soprattutto di quelli sociali. Alla posizione di questo problema, senza peraltro voler offrire semplicistiche soluzioni, questo piccolo volume è dedicato.

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