L’indagine di questo Articolo verte sulla portata del fenomeno che prende il nome di User-generated content da un punto di vista della libertà di comunicazione degli utenti e dei connessi limiti al suo concreto esercizio in ambiente digitale, luogo nel quale il livello di pericolosità di alcune espressioni s’innalza incredibilmente. In particolare, le critiche si concentreranno sulla creazione di contenuti che possono, a volte, trascendere in azioni di odio collettivo e deliberato, provocando un irrimediabile senso di paura e tormento nelle vittime fatte oggetto di derisione. L’Articolo valuterà pertanto il fenomeno degli UGC in un’accezione prettamente negativa, o degenerata, per l’appunto. Da qui il titolo: User degenerated content. In questo senso, verrà presentata quale esempio emblematico di questa degenerazione l’eccezione di parodia, che viene regolamentata dalla nuova Direttiva sul copyright (DSM) e che ha ottenuto un’attenta analisi giuridica anche nel campo del diritto costituzionale in quanto esercizio della libera manifestazione del pensiero. La valutazione proseguirà con la disamina degli strumenti giuridici capaci di tutelare le vittime, o, per meglio dire, gli utenti di una determinata piattaforma da questi contenuti degenerati. L’interazione tra utenti nella società dell’informazione sconfina le differenti sensibilità nazionali e le tecniche di risoluzione dei conflitti non sempre risulta agevole; in questo contesto, i social media si scoprono i nuovi regolatori della libertà di parola. Al cambiare del social media di riferimento, però, si vedrà come anche la percezione e il contrasto a tali degenerazioni cambia. Nel presente Studio, perciò, si andranno a valutare il contenuto formale di queste nuove manifestazioni, indagando se e quando possono rientrare in categorie standardizzate, come ad esempio le fake news o l’hate speech, analizzandone il trattamento legale di riferimento. In conclusione, si accenna al ruolo dei social media nella disseminazione di tali contenuti.
This Article focuses on the scope of the phenomenon named User-generated Content from a perspective of users’ freedom of communication and the related limits to its concrete exercise in the digital scenario, where the level of dangerousness of certain expressions rises incredibly high. In particular, criticism will focus on the creation of content that can, at times, transcend into collective and deliberate acts of hatred, causing an irreparable sense of fear and torment in victims made the object of derision. The Article will therefore assess the phenomenon of UGC in a purely negative, or degenerate, sense. Hence the title: User degenerated content. In this sense, the exception of parody, which is regulated by the new copyright Directive (DSM) and which has also obtained careful legal analysis in the field of constitutional law as an exercise of free speech, will be presented as an emblematic example of this degeneration. The assessment will continue with the examination of legal instruments capable of protecting victims, or, rather, users of a given platform from such degenerated content. Interaction between users in the information society encroaches on different national sensitivities, and conflict resolution techniques do not always prove smooth; in this context, social media turn out to be the new regulators of free speech. As the social media of reference changes, however, the perception and countering of such degeneracies also changes. In the Article, therefore, I will go on to assess the formal content of these new manifestations, investigating whether and when they may fall into standardized categories, such as fake news or hate speech, and analysing their referential legal treatment. In conclusion, I will mention the role of social media in the dissemination of such content.