Autore/Autrice : Lucia Lazzerini
Titolo : Letteratura medievale in lingua d’oc
ISBN : 9788870005301
Pagine : 296
Uscita : 2010
Formato: 17 x 24
30,00  28,50 

9788870005301 Lucia Lazzerini Studi Testi Manuali. «Subsidia al corpus des troubadours»

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Quando, nel 1323, i sette Tolosani fondarono il Concistori del Gai Saber per dare nuovo impulso alla tradizione lirica dell’Occitania, il canto trobadorico sopravviveva come oggetto di culto, modello di ars dictandi, ma la sua stagione creativa era da tempo conclusa; anche se, prima di spegnersi nei territori che ne avevano visto la splendida fioritura, quella poesia aveva trasmesso la sua eredità alle più importanti culture d’Europa. Un lascito ancora vitale nelle varie letterature nazionali, mentre l’affermarsi del francese come lingua egemone e la conseguente, irreversibile riduzione degli idiomi del Midi, fin dal XV secolo, al rango di patois hanno fortemente limitato il successo dei tentativi di riscatto occitanico, iniziati già nel Cinquecento e proseguiti fino ai giorni nostri. (con un momento di fulgore, legato alla personalità di Frédéric Mistral e al cenacolo dei félibres, nella Provenza della seconda metà dell’Ottocento). La dona Sciensa ricercata con tanto entusiasmo dai volenterosi Tolosani elargì con molta parsimonia il gai saber, e dalle pagine delle Leys d’Amor non scaturirono illuminazioni poetiche, bensì massime edificanti, principi di retorica e regole grammaticali. Eppure, in quell’accenno alla donna fonte di poesia – chiara allusione al canto dei trovatori, incentrato sulla figura di midons –, nel gioco sottile sul duplice significato del verbo trobar (“trovare, scoprire” e “cantare in forma poetica”: non si autodefinivano i sette, sfidando i fantasmi di ben più illustri predecessori, trobadors?) s’intravede l’ultimo barlume dell’antico segreto, l’eco di un’ambiguità costitutiva che ancor oggi affascina i lettori della lirica medievale in lingua d’oc (o “provenzale”, se si preferisce alla denominazione tratta dal monosillabo affermativo oc (sì) quella, legittimata da un uso già dantesco, che estende all’intera area occitanica il termine pertinente a una singola regione). Nella polisemia della dona e del trobar si compendia un’esperienza intellettuale decisiva per la nostra cultura: il motivo fondamentale che ne ha determinato l’assunzione a modello è proprio l’addensarsi di più livelli semantici, con trasmutazioni continue e sfuggenti dall’uno all’altro; una caratteristica che non è prorogativa dei trovatori ermetici, degli adepti del trobar clus, ma tratto costante e quasi fisiologico.