Titolo : L’Orvietano
Pagine : 190
Uscita : 2004
Formato: 17 x 24
15,00  14,25 

Patrizia Catellani, Renzo Console Collana di studi – A.S.L.A. Modena

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L’antidoto orvietano ebbe una vita certamente più breve ma non meno interessante dei due farmaci più famosi della storia: il mitridato e la teriaca. Mentre il mitridato e la teriaca ebbero origine nell’antichità classica e furono prescritti, richiesti ed usati per quasi duemila anni, ovvero fino a metà dell’Ottocento, l’orvietano fu introdotto negli usi solo verso la fine del sedicesimo secolo, e dunque ben più recentemente, ed era già in disuso nell’Ottocento quando invece la teriaca ed il mitridato non avevano ancora perso completamente di smalto. Mentre il mitridato e la teriaca furono tramandati nei secoli nei trattati di materia medica, l’orvietano, inizialmente, venne diffuso, con una formula segreta e con successo, da “ciarlatani” (con questo termine si intendevano, allora, persone che producevano e vendevano medicinali senza far parte delle professioni ufficiali della medicina e della farmacia; e le loro ricette erano segrete) e solo successivamente e per breve tempo entrò nelle farmacopee. I ciarlatani, o venditori itineranti, diffusero l’orvietano non solo nelle piazze, in occasione di fiere e mercati, ma anche e soprattutto nei salotti bene di Parigi e di Roma facendolo diventare un fenomeno di costume. Al contrario della teriaca e del mitridato, rimedi ben accettati dalla medicina dotta e sulla cui efficacia non c’erano discussioni, l’orvietano fu fondamentalmente un rimedio popolare. Venne accreditato dalla classe medica solo per un secolo e sempre e comunque a denti stretti. I suoi venditori, anche se osteggiati dalla professione medica e farmaceutica ufficiale, godettero in ogni caso a lungo della protezione dei potenti, di Papi e monarchi. Benchè all’orvietano fossero attribuite le stesse virtù di quelle dei due suoi illustri precursori, teriaca e mitridato che spesso ne facevano anche parte, la sua storia è molto più complessa, controversa e anche pittoresca. Insomma, a differenza della teriaca e del mitridato accettati tanto dalla medicina popolare quanto dalla dotta, l’orvietano diede vita a discordie e gelosie; le produsse in campo medico, politico ed anche tra i venditori ed i membri della professione farmaceutica ufficiale, ossia tra i ciarlatani e gli speziali in Italia e gli apothicaires in Francia. Generò anche entusiasmi spesso sproporzionati e certamente non basati su argomenti scientifici, e creò confusioni. Proprio da queste confusioni ed incongruenze parte e si sviluppa la presente ricerca. Questa ricerca è divisa in tre fasi: una prima sull’attività dei “ciarlatani” coi loro tentativi di farsi pubblicità, di ottenere privilegi dalle autorità civili e di farsi accettare dalla professione medica; una seconda sull’accettazione riluttante e graduale dell’orvietano nei trattati e nelle farmacopee in seguito al suo successo e alla sua voga straordinaria; ed infine una terza in cui l’antidoto e la moda del suo uso sono visti attraverso la letteratura non medica. Alcune sezioni di ciascuna fase sono corredate di un’appendice di documenti. Attraverso questa il lettore potrà approfondire, se lo desidera, la propria conoscenza delle fonti.