Autore/Autrice : Marco Sterpos
Titolo : Ottocento alfieriano
Collana : Il vaglio
ISBN : 9788870005110
Pagine : 512
Uscita : 2009
Formato: 13 x 20.5
40,00  38,00 

9788870005110 Marco Sterpos Il vaglio

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In questo volume l’autore, facendo seguito a una serie di pubblicazioni su Alfieri che vanno dal 1980 al 2006, offre il risultato di suoi nuovi studi alfieriani ai quali ha dedicato gli ultimi due anni. Come fa chiaramente comprendere il titolo (Ottocento alfieriano) l’autore, pienamente convinto che il nostro Ottocento (e non solo letterario) sia stato fortemente segnato da Alfieri, ha condotto approfondite ricerche per accertare la portata e il significato della presenza alfieriana nei nostri scrittori di quel secolo. L’autore, rendendosi conto dell’impossibilità di esaurire in solo volume il discorso sull’intero secolo XIX, ha ritenuto fare oggetto della sua indagine, quasi esclusivamente la prima metà dell’Ottocento, confortato in ciò anche dal fatto che nel secondo Ottocento si ha indubbiamente un notevole affievolirsi dell’interesse per Alfieri, e di avere già egli stesso offerto uno studio sull’autore che nel secondo Ottocento ha certamente costituito il più significativo episodio di alfierismo italiano e cioè Giosue Carducci: questo nell’ampio saggio Tra Alfieri e Carducci, poi raccolto nel volume Interpretazioni carducciane pubblicato nel 2005 in questa stessa collana. Limitando dunque l’indagine alle più evidenti e significative emergenze alfieriane nella prima metà dell’Ottocento, Sterpos ha focalizzato l’attenzione su alcuni autori di quel periodo, alcuni “maggiori” altri “minori” ma tutti scelti perché ritenuti campioni particolarmente rappresentativi dell’alfierismo ottocentesco. L’autore ha così ritenuto di poter iniziare il discorso dal Monti, poeta nel quale l’Alfieri suscitò sentimenti abbastanza contraddittori, ma facendo soprattutto scattare in lui un irrefrenabile desiderio di emulazione (I capitolo). Nel secondo capitolo vengono studiati in rapporto ad Alfi eri i tre “sommi” della nostra letteratura di quel periodo e cioè Foscolo, Manzoni e Leopardi: l’autore si è deciso di affrontare questi grandi non certo con la presunzione di poter fornire sostanziali novità su autori tanto studiati e da tanti illustri maestri) ma perché convinto che una ricerca sull’alfierismo di primo Ottocento non potesse essere che gravemente incompleta se non si fosse fatto carico di dar conto delle reazioni (certo tra di loro assai diverse) che suscitò in Foscolo, Manzoni e Leopardi, il “fenomeno Alfieri”. Il terzo capitolo è invece dedicato a Giuseppe Gioachino Belli, un autore che in quanto comico e dialettale, quasi mai è stato collegato con Alfi eri ma nel quale, secondo Sterpos, presenze alfieriane vi sono, numerose ed evidenti. Il quarto capitolo infine è dedicato a due autori drammatici post-alfieriani quali Pellico e Niccolini, certo non eccelsi ma che ebbero per tanti anni un un successo di pubblico tale da essere sicuramente importanti nella storia del nostro teatro ottocentesco ed ancor più importanti per questa storia dell’alfierismo perché la lezione alfieriana, pure accolta dai due in modo assai diverso, fu per loro fondamentale e attraverso la rappresentazione delle loro tragedie, giunse a toccare e in certa misura anche a varcare la metà del secolo. Concludendo si tratta di un volume che tocca non poche questioni cruciali della storia del nostro primo Ottocento letterario, talvolta da punti di vista nuovi e che sicuramente può fornire una buona base per discussioni e ulteriori ricerche.

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