Autore/Autrice : Marcella Ciceri
Titolo : Sem Tob de Carrión. Proverbios Morales
ISBN : 9788870003000
Pagine : 182
Uscita : 1998
Formato: 17 x 24
15,00  14,25 

9788870003000 Marcella Ciceri Studi Testi Manuali. Area iberica

7 disponibili

La prima edizione dei Proverbios morales fu inclusa da Ticknor nell’History of Spanish Literature (Londra 1849) ed era basata sul ms. madrileno (M). Poi l’edizione del ms. escurialense (E) fu pubblicata da Janer nella BAE, vol.57 (Madrid 1864): così venne conosciuto e studiato il prezioso testo del rabbino di Carrion, dedicato in un primo tempo ad Alfonso XI, poi, alla morte di questi, al suo successore Pedro “el cruel”. Finalmente, nel 1947, preceduta e seguita da studi di carattere testuale e linguistico, appare l’edizione di Gonzalez Llubera che si basa fondamentalmente sul ms. “aljamiado” C, oltre che su M, E, e su un ms. appartenente a una biblioteca privata (quella di Rodriguez Monino) siglato N. Quest’ultimo testimone, la cui provenienza, come pure il nome del proprietario della biblioteca cui apparteneva, Gonzalez Llubera tenne accuratamente segreta, coincide in realtà con il canzoniere descritto da Vicente Barrantes nel 1881, di cui parla Aubrun nella sua recensione all’edizione; si tratta in effetti del canzoniere “del obispo” o di Barrantes: non esisteva quindi un “cinquième manuscrit” e, a quanto pare, Rodriguez Monino aveva mentito a Francisca Vendrell che, (sempre secondo Aubrun) gliene chiedeva notizia; si risolve dopo tanti anni un piccolo giallo, e i testimoni dei Proverbios morales rimangono in realtà quattro, e tutti del XV secolo. Gonzalez Llubera, applaudito dagli specialisti, ci ha fornito la prima edizione critica della straordinario opera del rabbino di Carrion. La scoperta del ms. della Biblioteca di Cambridge, scritto in caratteri ebraici è stata fondamentale: oltre ad essere il più antico testimone, sembra essere certamente il più vicino all’originale, anche per la forma linguistica più arcaica, che si è conservata, attraverso copie effettuate in “aljamiado”, all’interno di comunità ebraiche castigliane, più di quanto non sia avvenuto, probabilmente, per le copie in lettera spagnola. Il testo tradito da C, e le scelte di Gonzalez Llubera, vengono confermate quasi sempre dai mss. M e N, mentre E, quando si allontana dagli altri testimoni, mostra chiaramente tracce profonde di rifacimento. Gonzalez Llubera, dunque, traslittera C, dove, come in altri mss. “aljamiados”, mancano (tranne in 60 parole) i punti vocalici. Il suo fine principale sembra essere quello di regolarizzare al massimo la rima sia finale che interna all’alessandrino usato da Sem Tob: questo porta a letture a volte stravaganti o a correzioni (dittongazioni o al contrario monottongazioni non normali nel castigliano del ‘300). Alarcos Llorach, con il suo puntuale studio sulla lingua dei Proverbios morales, soprattutto considerando buone lezioni le rime per omeoteleuto (dove rima soltanto la sillaba finale atona, procedimento usato dagli scrittori arabi ed ebrei), ridimensiona completamente sia l’ipotesi di influssi portoghesi, sia l’eccessiva fiducia concessa al ms. C, che resta comunque fondamentale, e giunge alla conclusione che la lingua di Sem Tob è il castigliano, mentre influssi dialettali o grafie sospette si debbono esclusivamente ai copisti. Nel 1974 Agustin Garcia Calvo presenta un’edizione che potremmo definire “divulgativa”, ma fondata sull’edizione critica che l’editore assicura come (allora) imminente, di cui però non si è più avuta notizia.Garcia Calvo non ha esaminato direttamente i mss. ma si basa sull’apparato fornito da Gonzalez Llubera. Il testo di Gonzalez Llubera viene modificato sulla base dei testimoni, ma anche per congettura e sulla scorta del saggio di Alarcos Llorach. Ma la novità consiste nel fatto che dal testo dei Proverbios o Glosas, oltre a importanti modifiche dell’ordine delle strofe, vengono estrapolate cinque “rimas”: la Respuesta de las canas, la Loa de la pluma, l’Escarnio del escrito de tijeras, la Trova del beso en suenos e la Trova del No, pubblicate separatamente, la cui esclusione renderebbe più fluido e omogeneo il discorso; questo procedimento, cioè il separare testi che nei mss. si presentano come unitari non trova l’accordo dell’autrice. Oltre a proporre alcune correzioni e congetture, a volte indubbiamente ardite, Garcia Calvo parte dal principio che “como regla del computo silabico de la palabra con final vocalico delante de otra de comienzo vocalico rige todavia constantemente la del hiato…” e di conseguenza procede apocopando numerose parole: ora la dialefe era di regola nella “quaterna via”, ma già nel coevo Libro de buen amor coesistono dialefe e sinalefe; dato però il carattere arcaico dei Proverbios, e le numerose elisioni ed apocopi che compaiono non soltano in C, ma, seppure in numero inferiore, anche in altri mss., l’autrice si è convinta dell’esattezza della teoria di Garcia Calvo, mentre, nel rispetto del testo manoscritto, in un primo tempo sarebbe stata propensa ad ammettere la sinalefe. Casi di sinalefe tuttavia si presenteranno più di una volta in questo testo critico. Da ultimo si deve notare la giusta rivalutazione del ms. N che risulterebbe essere, almeno nella parte del canzoniere che conserva le “glosas” di Sem Tob, forse più antico e probabilmente più attendibile di M. A soli due anni dall’edizione di cui ho ora parlato, Luisa Lopez Grigera pubblica Un nuevo codice de los “Proverbios morales” de Sem Tob: si tratta di un fascicoletto facente parte degli atti di un processo inquisitorio del 1492, conservato nell’Archivio Diocesano di Cuenca. L’accusato, Ferran Verde, avrebbe scritto a memoria le strofe che ricordava, “todas las que supiese e a la memoria me viniesen”, dell’opera di Sem Tob per dimostrare che “las coplas de rrabì”, che era stato accusato di aver letto, non erano da condannare. Le strofe conservate in questo strano ed emozionante documento sono 219, e scritte, a quanto sembra, mano a mano che si affacciavano alla memoria di Ferran Verde, già anziano e rinchiuso in carcere. L’ordine delle strofe non corrisponde a quello di nessun manoscritto noto, ma versi o intere “coplas” coincidono perfettamente con la tradizione, e in particolare si avvicinano alla lezione tramandata da N. Rileggendo il testo che ci propone Gonzalez Llubera, come quello di Garcia Calvo, appare oggi chiara la necessità di una nuova edizione critica, che pur rispetti, in linea di massima, i criteri del primo dei due studiosi, ossia la scelta, laddove sia possibile, della lezione del ms. C, ma che tenga conto anche, e soprattutto, dei saggi di Alarcos Llorach, e, registrando le varianti dell’ultimo ms. ritrovato, proponga anche un nuovo apparato critico completo, in una lettura più agile, nel senso che dia qualche spazio, se necessario, a lezioni di altri ms. e a congetture, pur censurando eccessive “fantasie ecdotiche” di Garcia Calvo.